Qualche tempo fa circolava su internet una storiella divertente di tutte le disavventure che avrebbe patito la Apple se Steve Jobs si fosse chiamato Stefano Lavori e fosse nato in Italia.
In realtà quella storia, per quanto divertente non corrisponde affatto alla realtà italiana, soprattutto perchè parte da Jobs e non da colui che in Italia sarebbe diventato realmente “l’imprenditore”, cioè il tecnico di turno ovvero Wozniak.
In Italia infatti il 99% delle aziende non è creata da “sognatori con una visione” come era Jobs, bensì dal tecnico di turno che di solito per partire fotte qualche cliente al suo capo e gli fonda un’ aziendina fotocopia a qualche isolato di distanza.
Partiamo quindi realisticamente dall’inizio: Wozniak, discendente di immigrati polacchi, in Italia sarebbe stato Ciro Vozzolano, un ragazzo di Nocera Inferiore meglio noto in paese come “O’ capa gruoss’ “ vista la sua passione per l’informatica che lo porta ad essere l’unico in grado di “apparare” i compiutér (riparare i pc).
Ciro Vozzolano un bel giorno decide viste le sue enormi qualità di trasferirsi in continente a Milano, come dipendente di una nota società informatica.
Dopo aver fatto pratica per qualche anno nell’azienda milanese, Vozzolano decide che è il momento di “mettersi in proprio”, e mettendosi d’accordo con la tipa dell’amministrazione con la quale ha un flirt, incula 3-4 clienti al suo (ex) capo con la promessa di sconti e un servizio personalizzato e se ne va.
Ciro finalmente fonda la sua azienda, e rivolgendosi al commercialista amico di famiglia, questi gli consiglia di risparmiare sull’apertura della società aprendo una società di persone e non di capitali: Nasce così la “Vozzolano Informatica snc”.
A Milano però Ciro ha stretto amicizia con Stefano Lavori, un tecnico-commerciale molto dotato, visionario, sognatore e decisamente più portato per vendere e convincere gli altri che a lavorare con le mani.
Come inizia il rapporto di lavoro tra Wozniak e Jobs
Stefano Lavori è geniale ma spiantato e ribelle, e litiga spessissimo con la proprietà nonostante i grandi risultati e fatturati che porta.
Saputo del fatto che Ciro ha creato la sua piccola azienda, gli propone di andare con lui ed entrare in società perchè ha stima delle potenzialità di Vozzolano e ha grandi sogni e infinita ambizione.
Vozzolano però ha già versato 1500€ per la costituzione della società e dopo un investimento così ingente, non se la sente di dividere tutto con Lavori, che sarà anche dotato ma alla fine è solo un venditore e non certo una figura importante com’è uno che sa fare i prodotti!
A vendere qualcosa di eccezionale sono capaci tutti alla fine, basta un po’ di parlantina.
Ciro Vozzolano così propone a Stefano Lavori un contratto come agente con queste condizioni: Lavori dovrà procurarsi da solo un suo portafoglio clienti grazie a porta a porta, telefonate a freddo e passaparola.
Dovrà inoltre avere capacità di gestire il magazzino, sbrigare le questioni amministrative perchè la tipa di Vozzolano lavora ancora per la vecchia azienda e dovrà gestire il recupero crediti.
Niente fisso mensile e rimborso spese perchè la “Vozzolano Informatica snc” è all’inizio e siamo tutti una grande famiglia, ma provvigioni sull’incassato.
Stefano Lavori, comunque entusiasta del nuovo progetto e senza troppe alternative, decide di accettare.
Le prime settimane partono con un certo entusiasmo e Lavori vende qualcosa a fronte di enormi sforzi e giornate passate a contattare tutte le persone che può.
Come Jobs cerca di finanziare l’azienda
Ben presto però, seppur Stefano sia estremamente talentuoso, si rende conto che nonostante i prodotti di Vozzolano siano di miglior qualità rispetto a quelli della concorrenza, meno cari e con un servizio più personalizzato, senza un posizionamento chiaro e senza un minimo di investimento in marketing, l’azienda non può decollare.
O meglio, grazie al fatto che lui lavori 20 ore al giorno e comunque nonostante le condizioni sfavorevoli venda sempre qualcosa, la Vozzolano Informatica Snc riesce ad andare avanti, ma lui con le provvigioni ricavate e pagate a 120 giorni (90 per incassare e altri 30 prima di poter emettere fattura alla Vozzolano) non mangia.
In un ultimo tentativo disperato, Lavori contatta un imprenditore veneto, tal Michele Marcolin, (Mike Markkula nella storia originale) noto per essere appassionato di investimenti e di aziende da rilevare o finanziare.
Marcolin è figlio di conciari, sta pieno di schei e gli piace molto il mondo dell’informatica. Dopo che Lavori gli sottopone i prodotti di Vozzolano, Marcolin ne rimane entusiasta apprezzandone la qualità e l’innovazione.
Lavori riesce quindi a fissare un incontro nel quale Marcolin offre a Vozzolano dieci milioni di euro per il 51% della società. (Markkula chiese in realtà solo il 25% ma la sua richiesta fu considerata da qualunque investitore ridicolmente bassa vista la fase di start-up nulla nella quale si trovava allora la Apple).
La decisione “itaGliana” di Wozniak
Vozzolano si prende un po’ di tempo per pensarci. L’offerta è allettante ma alla fine chi glielo fa fare. Sì, dieci milioni di euro sono una cifra enorme ma alla fine la maggioranza di quei soldi andrebbe comunque come capitale operativo per finanziare il marketing e non direttamente nelle sue tasche.
– Alla fin fine “il genio” è lui.
– L’azienda l’ha fondata lui da zero.
– I prodotti sono i suoi, i numeri sono in crescita e marketing o no, se Lavori continua a darci dentro presto tutti i clienti conosceranno i suoi prodotti, li vorranno provare, ne rimarranno entusiasti e il passaparola farà il resto.
Vozzolano decide che non ne vale la pena : la Vozzolano Informatica snc rimarrà sua e soltanto sua.
L’affare salta.
La fine ingloriosa della “Apple italiana”
Lavori è disperato, la sua ragazza gli ha appena detto che è incinta e i soldi che guadagna alla Vozzolano Informatica ormai non gli bastano nemmeno per vivere.
Dopo qualche mese di stenti, riceve una telefonata da Marcolin che avendo capito il suo talento gli propone un lavoro sicuro come impiegato commerciale nella sua nuova azienda di allevamenti di struzzi. Lavori accetta e decide di abbandonare per sempre i suoi propositi di grandezza. Alla fine è meglio rimanere con i piedi per terra.
Vozzolano intanto cerca di rimediare come può alla mancanza di Stefano Lavori. Si mette in macchina avanti e indietro per l’Italia per vendere i suoi prodotti, perchè non trova venditori all’altezza, quelli che sarebbero interessati vogliono almeno un fisso e un rimborso spese e comunque nessuno è bravo come lui a spiegare i suoi prodotti.
Presto però le sue assenze prolungate dall’azienda si fanno sentire. I suoi assistenti non riescono a mandare avanti le cose senza di lui, i prodotti sono sempre più scadenti e con sempre più errori, finchè la maggior parte dei clienti lo lascia.
Vozzolano si arrende al fatto che la gente non abbia voglia di lavorare, non si trovano persone disposte a fare i sacrifici come li ha fatti lui all’inizio e soprattutto gli è ormai chiaro che ha aperto l’azienda in un momento sbagliato. Con questa crisi non si può lavorare.
Decide quindi di chiudere baracca e burattini e di tornarsene a casa dai suoi a Nocera Inferiore.
Mentre sta per fare le valigie però riceve una chiamata da suo padre, che lo avvisa del fatto che la banca si è rivalsa su di loro grazie alle firme che lui e sua madre gli avevano messo per garantire i conti della Vozzolano Informatica Snc e ora sono partite le pratiche per mettere all’asta la loro casa di paese.
Vozzolano disperato e in preda alla vergogna, maledice imprecando tutti i venditori ingrati di questo mondo e gli investitori avidi che pensano solo al loro sporco tornaconto, poi lascia un bigliettino scritto a mano sul tavolo, esce di casa e chiude la porta.
[FINE]Sei troppo impegnato per investire nella salvezza del tuo futuro?
Se sei un venditore o un imprenditore in Italia, la storia che ti ho appena raccontato è:
– qualcosa che hai già visto e vissuto
– qualcosa che vivrai comunque, presto o tardi
Non ci sono alternative, perchè il modo di fare le cose in Italia è questo.
Dal 13 al 16 Giugno a Bologna, terrò la nuova edizione di Venditore Vincente, dove non solo potrai imparare l’unico sistema di vendita professionale che ha già portato al successo centinaia di venditori (trovi alcune delle loro testimonianze QUI) e nel quale interverranno imprenditori che lo hanno applicato per non fare la fine della Vozzolano Informatica Snc.
Se non vuoi rimanere fuori anche questa volta (l’ultima edizione abbiamo dovuto lasciare fuori una trentina di iscritti per eccesso di prenotazioni), leggi bene tutte le informazioni in questa pagina e lascia i tuoi dati nel modulo che trovi in fondo.
Rock ‘n Roll!
Ma soprattutto cosa scrisse a mano Vozzolano sul suo bigliettino prima di uscire e chiudere la porta?
Questo forse non si saprà mai…
Frank mi fai morire… XD
Ps. A quando una storia nella quale protagoniste sono donne venditrici di successo?
E a quando il corso venditrice vincente? XD
Go Frank go!
https://www.youtube.com/watch?v=kTAEBnwznho
http://m.youtube.com/watch?v=_WBsqoMdzF0
… E le so TUTTE!!!! XD
Il corso! Voglio fare il corso!
ti aspettiamo a Giugno o quando potrai Emanuele ;)
http://venditorevincente.com/corsovenditorevincente/
Ahahah, verissimo. In itaLia fanno così. Genny, ma il corso di Vendite Vincente Non ce lo terrà mica Silvia?
Certo, lo faccio tenere a Silvia e io me ne sto in spiaggia!
Ciao Frank (ma ti chiami veramente Frank?),
da un paio di giorni sto girovagando per il tuo blog. Ammetto inizialmente con un po’ di scetticismo. Credo sano, visto certi tuoi “colleghi” – senza offesa ;) – in cui mi capita ogni tanto di incappare.
Poi ieri sono successe una serie di cose. Sono incappato in: Stiamo parlando di tecniche di vendita da un lato obsolete, derivanti cioé da un repertorio anni 50-60-70 di tecniche USA, dall’altro non adatte alla psicologia e alla mentalità del diffidente acquirente italiano.
E poi ancora in: L’imprenditoria italiana nasce intorno al “prodotto”.
– ho un’idea per un prodotto
– prendo un capannone/ufficio per produrlo
– metto mia moglie a fare le fatture
– e il resto verrà da sè appena con il passaparola la gente ci conoscerà
Credimi, mi sono commosso (non esagero se ti dico che se ti avessi avuto a portata di mano ti avrei abbracciato e baciato). Mi sono commosso perché finalmente, dopo due anni di lunga agonia, mi sono accorto che non ero rimasto solo.
Dopo dieci anni di una splendida esperienza in una realtà dove mi hanno insegnato a lavorare con standard in linea con quelli che proponi (esperienza purtroppo finita per la disonestà ed il cinismo dei soliti pochi), da circa due anni mi trovo a combattere con le PMI italiane. Con imprenditori ottusi, che se va male ti dicono che l’azienda è loro e quindi si fa come dicono loro, e se va bene ti guardano con l’aria compassionevole di uno che guarda un pazzo. Già, peccato che il pazzo partendo dal nulla (credimi veramente dal nulla) per 15 anni consecutivi ha fatto numeri da circo, anche col mercato in recessione. E 15 anni non possono essere stati solo fortuna.
E a 42 anni con mutuo, figlia e moglie (che fortunatamente mi sostiene) è dura vedere, non solo non riconosciuta, ma addirittura sminuita la propria professionalità.
Ma io tengo duro. Anche se devo dirtelo questo post mi ha un po’ rattristato ;)
Scusa lo sfogo, ma credimi, l’idea di parlare con qualcuno che capisce quello che dici era di un tale sollievo che non potevo non coglierla.
Buona giornata.
P.S. a proposito “negli anni ’80 quando potevi aprire pure una fabbrica di scoregge ad aria compressa e avresti fatto i soldi” è da applauso!
Ciao Vittorio, grazie per il bel feedback. Benvenuto.
Ciao Frank,
nell’articolo che hai scritto, oltre alla storia divertente e purtroppo estremamente realistica, ho colto un risvolto (credo negativo) sulle società di persona. Mi farebbe piacere se potessi spiegare o approfondire meglio quel particolare o almeno dirmi se ho frainteso il messaggio?
rock ‘n roll!
Non c’è molto da approfondire. Mai aprire società di persone, è indice di imprudenza, scarsa intelligenza finanziaria e soprattutto con certezza che il proprio commercialista sia un coglione.